Doria va nella tana dei ladri...............saprà "fare bene" ?
PACOR, l'uomo della Marta che fine farà ?
SUGGERIMENTO PER DORIA:........MODALITA' PERVERSE, NOMI E COGNOMI !
Elenco dei modi per rubare in un teatro lirico come il disastratissimo Carlo Felice con i nomi e cognomi da scrivere sulla "Colonna Infame", uomini come Cesare VACCHERO! “Giulio Cesare Vacchero perditissimi hominis infamis memoria qui cum Republicam conspirassent obtruncato capite, publicatis bonis expulsis filiis, dirutaque domo, debitas penas luit” )
ALLESTIMENTI - SCENE E COSTUMI
I costi relativi a scene e costumi sono una delle voci dalle quali si può trarre maggior (continua)
vantaggio qualora si voglia distrarre danaro dal bilancio del teatro.
E' necessario avere la complicità dei produttori di allestimenti. Si decide che il costo del dato allestimento, al netto dei cachet artistici, sia, poniamo ad esempio 500.000 euro più 100.000 euro di costumi e parrucche.
Quasi sempre tale costo è indicato dai laboratori che producono tali allestimenti e quasi sempre è un costo esageratamente gonfiato.
Poniamo che il laboratorio spenda di materiale per l'allestimento 120.000 euro; rimangono quindi 380.000 euro di utile per il laboratorio.
Tale cifra rappresenta una quota enorme di profitto che verrà riutilizzato girandone direttamente una parte alla direzione del teatro o girandola al regista del dato allestimento per consulenza e diritti regolarmente contrattualizzati o girandola a società o agenzie con sede estera che poi provvederanno a "dividere".
Questo spiega perchè teatri che hanno in house laboratori scenografici preferiscano in genere comprare allestimenti realizzati da strutture private esterne.
Per quanto riguarda le spese dei costumi il discorso è lo stesso. Spesso la spesa di noleggio dei costumi supera quella che sarebbe stato il costo della realizzazione. Quindi con la complicità di molte sartorie teatrali si può generare una ingente quantità di danaro da "rigirare" per riconoscenza a chi ha scelto quell'allestimento da portare in stagione. Questo metodo consente di salvare la parte "legale" dell'affare perchè in bilancio della fondazione verranno presentate tutte le pezze giustificative relative: i laboratori staccheranno regolare fattura per gli importi globali e nall'apparenza sarà tutto regolare anche per i sindaci revisori.
I CACHET ARTISTICI
Il trucco più vecchio del mondo è quello di scritturare un artista con un cachet spropositatamente elevato per quella che è la sua carriera fino a quel momento e farsi rigirare in nero "brevi manu" la quota eccedente precedentemente pattuita. Questa quota viene versata dall'artista direttamente nelle mani dell'agente (quasi sempre con sede estera) o più raramente nelle mani del manager della fondazione.
Altro metodo più remunerativo prevede l'utilizzo di un agente internazionale che offre "pacchetti artistici completi". Si tratta di contratti che il teatro stipula con l'impresario che prevedono il pagamento a lui di tutto l'importo dei cachet artistici. Da contratto sarà poi previsto che sia l'agente a remunerare i suoi rappresentati.
In genere questo tipo di contratto prevede l'utilizzo di artisti dell'est europeo o asiatici.
Ancora maggiore è la componente da rigirare in "nero" se si utilizzano artisti (p.es. direttori d'orchestra o registi) di chiara fama mondiale. Un grande direttore d'orchestra che sul mercato internazionale ha un cachet, poniamo, di 170.000 euro per concerto, verrà venduto in Italia da quell'impresario ad una cifre doppia. L'accordo con il grande direttore prevede che l'impresario gli girerà i "suoi" 170.000, mentre gli altri danari finiranno, tramite transazioni estero su estero o altro tipo di benefit pecuniari, nelle tasche dei manager della fondazione oltrechè nelle tasche dell'impresario stesso.
Questi manager utilizzano sempre sedi legali dei loro affari in paradisi fiscali o in nazioni che rendano quasi impossibile le verifiche e macchinose le rogatorie.
Anche questo metodo mette al riparo i bilanci della fondazione perchè i danari usciti corrisponderanno sempre alle cifre che gli impresari fattureranno regolarmente.
IL BAGARINAGGIO "ISTITUZIONALE"
IL semplice e vecchi trucco del bagarinaggio permette grandi "arrotondamenti" in danaro da parte di chi ha responsabilità nella fondazione. Un sovraintendente o un direttore artistico che la mattina stringa un un accordo con una grande agenzia per un grande evento da organizzare l'anno seguente, al pomeriggio avvertirà il suo "gruppo" (lo farà lui direttamente!) di acquistare ingenti quantità di biglietti per l'evento appena concordato prima che la notizia sia di dominio pubblico. Gli investimenti in danaro di tali operazioni permettono guadagni prossimi al 100% del capitale investito. Una sorta di "insider trading" del settore spettacolo.
I BILANCI
Nei bilanci delle fondazioni teatrali vengono portate delle voci non rispondenti al vero: contributi pubblici non dovuti e che l'ente pubblico non ha mai messo in realtà nel suo bilancio, contributi di società o enti che non versano più da anni e che verranno regolarmente inseriti nel bilancio per chiudere con passivi limitati ecc.ecc.
Questo accade perchè l'interesse dei managers che rubano è quello di poter continuare a spendere cifre gonfiate per gli allestimenti in stagione, in modo da guadagnare nelle modalità "sotterranee" sopra descritte.
Inoltre nei bilanci vengono spesso gonfiati i valori delle produzioni allestite con l'aggiunta dei costi dei cachet artistici. sarebbe come portare a patrimonio, oltrechè il valore di un appartamento, anche il reddito dell'inquilino che lo occupa !!
I manager delle fondazioni hanno l'abitudine di stipulare contratti per le stagioni con artisti e fornitori, senza avere la copertura finanziaria. Il loro metodo consiste nel creare disavanzi notevoli, chiedendo poi ai soggetti che esprimono rappresentanti in CDA di versare cifre eccedenti "una tantum", tali cifre verranno poi portate in bilancio anche per gli anni seguenti in modo da continuare a mostrare conti in ordine e mascherare il reale dissesto.
PER "SMASCHERARE" LA TRUFFA
Si dovrebbero spulciare voce per voce i conti dei laboratori di scenografia e delle sartorie teatrali rapportandoli con i prezzi medi pagati negli altri teatri europei e mondiali (quasi sempre sono dati pubblici) che abbiano strutture paridimensionate.
Si dovrebbero controllare i cachet che certi artisti ricavano nei teatri europei e mondiali e rapportarli ai cachet presi nelle fondazioni come quella genovese.
Si dovrebbero verificare le voci relative al patrimonio in conto capitale della fondazione.
QUALCHE NOME E QUALCHE FATTO
- Gabriele RIBETTI:
ex strumentista di basso tuba del teatro di Genova da diversi anni, braccio destro "fidatissimo" di Daniel OREN, inzia seguendo il maestro in altri teatri dove lo stesso OREN protesta d'ufficio il basso tuba presente e lo sostituisce con Ribetti per un compenso di 1.000.000 di lire (a partire dagli anni '86). Questa è notizia nota in teatro e lo stesso Ribetti, spesso, se ne fa vanto. A seguito della avvenuta sostituzione Ribetti (riconosciuto come "uomo di OREN") spiana tutte le strade necessarie per permettere ad OREN di operare all'interno del Carlo Felice nella maniera più totale ed ampia possibile. Tra le tante "gesta mafiose" viste negli anni in teatro, fu clamoroso il fatto che la direzione accettò, dietro imposizione di OREN, di assumere stabilmente e senza alcun concorso, dei professori d'orchestra polacchi con 5 scatti d'anzianità (10 anni di lavoro).
OREN, attraverso Ribetti, monopolizza tutte le situazioni musicali, può protestare e inserire cantanti a sua scelta, mandare a casa chi vuole per sostituirlo con i suoi "protetti". I cartelloni parlano molto chiaramente: IN OGNI PRODUZIONE CHE IL CARLO FELICE HA AFFIDATO AD OREN, L'80% DEL CAST E' "ROBA SUA". La direzione acconsente tacitamente e se ne compiace di fronte alle lamentele interne.
Ribetti fonda insieme a Franco Pirondini (ex 2°a tromba ora in pensione) l'orchestra Columbus, già diversi anni prima delle celebrazioni colombiane del '92. A capo dell'orchestra vi è Pirondini mentre Ribetti si occupa dell'organizzazione. E' un vero "pozzo di s. Patrizio". L'orchestra è per un buon 75% formata da componenti dell'orchestra del Carlo Felice, il restante è preso in esterno a cifre estremamente basse e molti di loro affermano di essere ancora oggi in attesa di essere pagati.
L'orchestra utilizzava strutture del Carlo Felice, sale prove, camion, materiali musicali, luci, praticabili e quant'altro fosse necessario. Era un vero e proprio sistema di appropriazione indebita delle strutture pubbliche.
Sono centinaia i concerti fatti in oltre vent'anni di attività di un'orchestra di oltre 70 elementi che viene venduta a molte decine di migliaia di euro; anche numerosi gruppi di coro hanno partecipato a molti eventi. Da troppi anni Ribetti occupa all'interno del Carlo Felice una posizione di "privilegio" che gli permette, a suo esclusivo piacimento, di gestire numerose posizioni anche esterne; da molti anni, inoltre, è a fianco di OREN al teatro di Salerno dove quest'anno riceve direttamente dal sindaco sovvenzioni per numerosi milioni di euro (circa 10/12) avendo trasferito la il "metodo" Carlo Felice.
Ribetti si occupa di gestire da Genova (!!??) la situazione contabile di salerno e si trascina dietro, giusto per avere una copertura quanto meno illusoria, anche numerosi orchestrali del Carlo Felice che naturalmente sono poi disposti a dargli il loro appoggio a Genova, perchè il "lavoro" a Salerno è in "nero"!!
E' sufficiente andare su "you tube" per vedere volti noti di orchestrali in "forza" al Carlo Felice che lavorano nei concerti di Salerno.
-Rocco ROCCA:
è al Carlo Felice da circa 40 anni; inizia come macchinista, poi capo squadra, poi capo reparto. Inizia la sua ascesa grazie alla "simpatia" di Gennaro DE BENEDETTO, con il quale crea subito "alleanza" andando a costituire un nucleo interno tipo il precedente OREN/RIBETTI.
Inizia subito non facendo richiesta di nuove assunzioni (che avrebbero prodotto un rilevante abbassamento dei costi), ma grazie a mance e favori diversi mantiene il teatro (i macchinisti) in forte sotto-organico impedendo quelle autoproduzioni che costringono al ricorso esterno con enormi costi e, però, con grandi "utili" al nucleo.
Costringe i macchinisti ai "doppi turni" ed è odiato e temuto nello stesso tempo perchè nulla si muove nel teatro se non quando lo dice lui; si occupa di "tutto" e spesso compie superpagati sopralluoghi esterni spendendo cifre folli quando a lui conviene; un esempio per comprendere:
una scenografia per un'opera del costo reale di 25/35.000 euro presa in situazione normale, con il "metodo Rocca" può costare anche 5/6 volte in più (è lui l'unico a decidere!). Tolte poi le reali spese, la restante quota viene divisa al 50% con il "fornitore" in accordo. Lo stesso dicasi per i costumi come quelli, ad es, usati per Romeo e Giulietta che sono "schizzati" da poche centinaia di euro a 2.500 euro ciascuno. E', ovviamente, "legato in sodale amicizia" con Ribetti.
-Massimo D'AMATO:
è una delle figure più sconcertanti del Carlo Felice. Entra più di 20anni fa in teatro come addetto musica; il ruolo prevede che prepari i leggii per l'orchestra, sistemi le sedie, metta le parti davanti ad ogni orchestrale, sposti e trasporti gli strumenti. Intreccia subito una relazione con Rita Castello (oggi direttore di produzione) e in brevissimo tempo diviene responsabile del personale di sala (maschere), dei trasporti e della gestione dello spazio di Largo Delle Fucine dove, tra l'altro, controlla e "noleggia" posteggi. Diventa anche responsabile del personale di portineria e di quello al bancone principale. L'attenzione dei colleghi si sposta su di lui non appena emerge la spropositata forfetizzazione degli straordinari di circa 1200/1300 ore annue !!
La sua busta paga divenne assai pesante e, mentre il CCNL prevedeva un tetto di 250 ore annue, il suo "lavoro" (!!??) sommando orario normale e straordinari comportava che la giornata lavorativa superasse quella temporale................
Massimo D'Amato risulta essere l'unico a possedere ben 5 badges per entrare ed uscire a suo piacimento e con l'aiuto di qualche "amico" che gli fa la strisciata "ad Hoc" lui può tranquillamente risultare presente in teatro ed essere, invece, a lavorare in altro posto. Da quando il personale di sala è stato affidato a cooperative esterne per lui è diventato tutto più facile. Vende le prestazioni di un certo numero di persone altre alla sua "carissima" retribuzione per la coordinazione.....per esemplificare: Molte volte si verificano concomitanze di eventi esterni con quelli del Carlo Felice; in questi casi il personale di sala inizia il turno fino ad inizio opera (ore 20,30) poi un certo numero di questi viene fatto uscire da porte di servizio e si reca velocemente in altre sedi di eventi (Fiera del Mare, Mazda Palace, Fiumara ecc.) dove lui è già presente a coordinare il lavoro. Una parte del personale di sala rimane in teatro e si guarda bene dal raccontare quanto accade perchè sono a rischio di successiva chiamata.......il resto lo fa la portineria strisciando il badge !! Al momento della fine dello spettacolo al Carlo Felice lui rientra ed è ben visibile; molte persone hanno osservato da anni questa "furbata" all'interno del teatro più indebitato d'Italia.
Viene osservato spesso (in orario di lavoro) anche nella palestra che si "affaccia" sul largo delle Fucine da cui può tranquillamente controllare il movimento merci e posteggi sul piazzale. Molti artisti lamentano la sua "abilità" nel gonfiare i prezzi degli alloggi che lui, molto amichevolmente (!!??) procura loro.
Oggi, alla luce di quanto si legge qui sotto:
il "buon Doria" dunque, finge di non sapere e non chiede lumi al suo caro amico Silvio FERRARI che, come si dice in teatro, sa tutto sulle porcate di cui sopra..............
Silvio ha preso in mano il microfono........che voglia finalmente "cantare" ???????????
A circa 100 metri dal Carlo Felice c'è la Procura della Repubblica, potrebbe cantare la e rendere un servizio alla collettività, sempre che sia suo "interesse" farlo !
Intanto si osserva che la prossima stagione sarà una ripetizione in scala ridotta della precedente............è la via del "fallimento" !!
Finalmente! Sono solo uno spettatore... storico. Aggiungerei l'ingaggio di balletti dell'est di qualità modestissima, i ballerini infilati anche nel Tristano, i corsi per professori affidati a un incompetente in musica, i biglietti regalati ai suddetti professori... E i sabotaggi? Assedio di Corinto, Macbeth, Puritani,Morte a Venzia... e forse dimentico qualcosa. Ogni volta che si cercava di far un lavoro artisticamente impegnativo, ecco che ne scattava uno.
RispondiEliminaHo consegnato a Doria prima che fosse sindaco alcune idee sul Carlo Felice. Naturalmente, oltre generiche belle frasi, non ho avuto risposta: nessunh è interessato alle idee di persone competenti.Doria ha dichiarato che il Carlo Felice deve sopravvivere: no, deve vivere, vivere artisticamente e culturalmente. E per questo si deve liberare della zavorra che per anni ne ha ostacolato lo sviluppo.